Return On Equity (ROE) in 3 momenti: definizione, formula e scomposizione è il post dedicato all’indice economico di bilancio più importante.
Partendo dalla definzione e dalla formula, cercherò di sintezzare il significato di questo indice di bilancio, per far emergere la capacità espositiva che la sua scomposizione può offrire.
Questo post, come quello scritto per il rapporto di indebitamento o, più in generale, sull’analisi di bilancio è utile come “educazione finanziaria” degli imprenditori! Non sottovalutate questo aspetto!
Formula
Il ROE formula è Reddito netto / Patrimonio netto.
Si caratterizza per l’apporto che l’indice di indebitamento può avere nel suo incremento.
Nel calcolo il leverage svolge
- un effetto nullo se è =1, questo accade quando l’impresa opera solo con patrimonio proprio,
- un effetto moltiplicativo >1, quando l’impresa è indebitata e utilizza questo come effetto moltiplicatore (sfruttando per esempio le garanzie messe a disposizione dallo Stato).
La formula del R.O.E. considera il complesso dei redditi ottenuti nel bilancio d’esercizio di un’impresa, sia quelli derivanti dalla gestione caratteristica sia quelli derivanti della gestione extra caratteristica (accessoria, finanziaria, straordinaria e fiscale).
Definizione di ROE
Il Return On Equity rappresenta la remunerazione della proprietà per aver sostenuto il rischio assunto dall’investimento. Il valore è funzione della natura dell’impresa.
Per questo si è soliti confrontare il R.O.E. con il rendimenti dei titoli “risk free” – solitamente i titoli di Stato.
In verità, a me personalmente, questo parallelo non piace perché è come se si stessero confrontando pere con mele (sotto l’aspetto del rischio).
Sarebbe più giusto confrontare rendimenti di aziende operanti in settori simili.
All’ampliamento della differenza tra il Roe e il rendimento su un investimento “risk free”, la proprietà dovrebbe ampliare la dotazione di fondi investiti nella società.
Solitamente la “patrimonializzazione dell’impresa” non è figlia di queste logiche ma di logiche diverse (ammesso che ci siano delle logiche di patrimonializzazione).
Qualora si volesse individuare il rendimento atteso di un investimento rischioso, sarebbe possibile aggiungere al rendimento di un titolo “risk free” il cd. premio al rischio.
L’imprenditore ovvero la proprietà di una società è scevra da ragionamenti quantitativi di questo genere, le imprese familiari italiane hanno nell’impresa il proprio patrimonio e viceversa (molto spesso sbagliando).
Tornando alla valutazione, è importante operare delle “analisi di mercato” al fine di comprendere l’evoluzione di un’impresa rispetto alle altre ed all’intero settore.
Definizione di Return on Equity
La definizione è semplice: indice di sostenibilità degli investimenti aziendali.
La sua valutazione lascia trasparire il grado di generare capitale di rischio (facilmente individuabile dall’analisi dello Stato Patrimoniale) per effetto della gestione durante l’esercizio.
Gli utili netti infatti, aumentando il patrimonio aziendale, offrono la possibilità di escludere l’apporto esterno di capitale, soprattutto per quelle imprese già provate sotto l’aspetto finanziario.
Indice ROE e formula ROE offrono interessanti spunti di riflessione sulla capacità dell’imprenditore di valutare la quantità di capitale rischiato all’interno dell’impresa.
Calcolo e scomposizione del ROE
Il significato ROE è insito nella possibilità di valutare i vari aspetti gestionali, rappresentando l’indicatore di redditività del capitale proprio più importante.
Scomposizione ROE secondo l’approccio moltiplicativo
L’ indice ROE è posto a valle del processo di valutazione, cioè riassume tutti gli aspetti gestionali. ATTENZIONE!!! Risalendo il conto economico è possibile comprendere le aree di efficienza e di inefficienza economico/aziendale!
L’imprenditore si mette così nelle condizioni di comprendere se sia più conveniente investire nella propria azienda ovvero in qualche titolo di aziende simili, operanti nel medesimo mercato, ovvero ancora in titoli privi di rischio.
A tal fine sfatiamo anche il mito dei titoli “risk free” che non esistono.
La pratica degli ultimi anni ha, infatti, sovvertito questa teoria indicando anche i titoli di stato come titoli a rischio.
Per certi versi un rischio ancora più pericoloso perché legato al più generale andamento socio, economico, politico, sociale, epidemiologico di una nazione.
La scomposizione ROE secondo l’approccio moltiplicativo ha però il difetto di non essere capace di dire all’imprenditore fino a quando possa spingere l’indebitamento.
Purtroppo, infatti, le componenti extracaratteristiche sono sintetizzate in un unico indicatore: incidenza della gestione extracaratteristica, condizionato da tutte e 4 le diverse aree.
Scomposizione del Return On Equity secondo l’approccio additivo
Il calcolo del Roe di società operanti nel medesimo mercato evidentemente non è cosa banale perché, per esempio, può nascondere risultati condizionati da numerose variabili:
- operazioni straordinarie o oculate iniziative fiscali (si pensi agli importanti apporti dei diversi crediti d’imposta),
- capacità dell’impresa di essere ascoltata dal sistema finanziario,
- operazioni di finanza di mercato (con costi più elevati ma stabilità di stato patrimoniale difficilmente confrontabili con le operazioni bancarie),
- politica degli ammortamenti.
Proprio per isolare i condizionamenti che potrebbero derivare al return on equity, si è soliti scomporlo e valutare l’apporto, in termini di redditività, delle diverse aree di gestione.
E’ proprio grazie alla scomposizione Return On Equity secondo l’approccio additivo raggiungere un grado di analisi roe: componenti e marginalità che condizionano il conto economico di un’impresa.
Sintesi di return on equity: formula, definizione, calcolo, scomposizione
In sintesi quindi, essendo un indicatore “generico” (non come il ROI che è specifico) perde di rappresentatività implicita per ampliare la sua portata informativa quando viene utilizzato per migliorare la più generale informativa d’impresa.
Quando è negativo si palesa ogni aspetto di difficoltà vissuto dall’impresa, a tal punto da farla chiudere con una perdita di bilancio.
Con ROE negativo lo squilibrio economico sarà diventato talmente grave da condizionare negativamente anche il patrimonio apportato dall’imprenditore.
Bando a quanto si sente e si legge, non esiste un valore ottimale!
Quello ottimale è sicuramente quanto l’impresa è capace di generare di fronte all’efficiente lavoro dell’intero complesso, in un determinato momento storico in cui viene calcolato.
In molti testi leggo i numeri di: 3%, 5%, 10%! Ma sono numeri senza significato…
Un’impresa per assurdo può accettare come “ideale”, in un determinato anno, anche un indice del -3%, di fronte allo scatafascio del sistema economico/produttivo nazionale!
Spero di aver offerto una panoramica coerente con le attese! Per qualsiasi necessità potete lasciare un commento, cercherò di aiutarvi!
FAQ Return on Equity
Quali sono i migliori valori del ritorno sul capitale investito dagli azionisti?
I migliori valori dipendono dal settore in cui opera l’impresa e dalle aspettative degli investitori. In generale, un ROE superiore al costo del capitale è considerato positivo, indicando che l’impresa è in grado di generare un profitto adeguato per gli investitori.
Il R.O.E. incide sul calcolo di quali indicatori?
Questo indicatore più che condizionare, è condizionato da molti altri indicatori economici, quali: il return on assets (ROA), il return on investment (ROI). Il ROE è un fattore importante per gli investitori e gli analisti finanziari che valutano le performance e la redditività di un’impresa.
Come si calcola il return on equity?
Il Return On Equity (ROE) è un indicatore di economicità che misura il rendimento generato da un’impresa sui fondi propri degli azionisti. Il ROE è dato dal rapporto tra il reddito netto e il patrimonio netto dell’impresa.